Testimonianza di un allievo del Priore

GIANCARLO PESSINA

Caro Edoardo,
per il sito web che hai fatto mi chiedi un pensiero su don Lorenzo …, assai difficile aggiungere qualcosa di nuovo a tutto quanto è stato già scritto da lui e da altri su di lui. Mi limiterò a qualche ricordo di quasi un anno trascorso a Barbiana per la scrittura di “ Lettera ad una professoressa”.
Avevo quindici anni quando arrivai a Barbiana nell’agosto ‘66. Uno zio, Luigi Lattuada, che da molti anni conosceva don Lorenzo e aveva già portato te l’anno prima, accompagnò anche me da don Lorenzo per chiedergli il favore di tenermi fino alla fine di settembre.
Don Milani era ormai quasi sempre a letto per la sua malattia e non desiderava certo avere un nuovo ragazzo, però acconsentì e fece chiedere a una famiglia di Barbiana se mi poteva ospitare.
In quel mese di agosto dei ragazzi di Barbiana, presentatisi agli esami di Stato come privatisti individuali, furono respinti. Don Lorenzo decise allora di far scrivere ai ragazzi una lettera aperta ad una professoressa della scuola di Stato.
Non avrei mai immaginato che per scrivere un libro si dovesse annotare ogni idea su un foglietto separato e scritto da una parte sola. Fare tanti monti e monticini di biglietti ... (Lettera ad una professoressa  pagina 126).
Ero perplesso, le mie domande a don Lorenzo erano un concentrato di come, di perché, di meraviglia.
Mi aspettavo risposte complicate, difficili. Lui invece mi stupiva con risposte semplici ma che allo stesso tempo stimolavano la mente ad altri concetti.
Un giorno disse che il libro una volta finito sarebbe stato una opera d’arte. Allora gli chiedevo cos’è l’arte? 
“ L’arte è non fare economia di carta!” ……  Mi aveva visto scrivere su un minuscolo pezzo di carta che volevo aggiungere a quelli già ammonticchiati alcune idee con un bel po’ di correzioni.  Quello era diventato uno spunto per spiegare a tutti che ogni pensiero deve essere scritto senza correzioni, senza ripetizioni, senza parole inutili e difficili, in modo comprensibile a tutti. Il pensiero deve essere collegato a quello precedente e avere una scrupolosa successione e sviluppo logico.
Studiava le mie reazioni elaborando al momento definizioni alle domande che facevo. Cos’è l’intelligenza?
“ Siccome è impossibile conoscere tutto, l’intelligenza è saper trovare le giuste informazioni che occorrono.”
Ho fatto perdere un sacco di tempo con le mie domande,  ma nessuno dei ragazzi, ne’ logicamente don Lorenzo si sono mai lamentati. Anzi don Lorenzo era così attento da capire subito quando qualcuno di noi non afferrava appieno un concetto e immancabilmente si arrabbiava se non si interrompeva per chiedere spiegazioni. Insisteva nel dire che ogni parola non capita è un calcio nel sedere nella vita.
Quando voleva, anche nel mezzo di un discorso, inaspettatamente ti faceva ridere. Aveva uno straordinario senso dell’umorismo. Poi chiedeva perché si rideva o si sorrideva. Voleva sempre verificare e capire i meccanismi del pensiero che determinano uno stato d’animo.
Per spiegare si avvaleva di tutte le diverse discipline e argomenti collegandoli e fondendoli tra loro, fossero i Vangeli, italiano, storia, geografia, scienze ecc... e utilizzava strumenti diversi, spesso articoli di giornale.  Li analizzava in un modo, poi in un altro e poi in un altro ancora. Mentre leggeva  ad alta voce a tutti noi un articolo di giornale, molte volte mi sembrava di non capire un bel niente. Dopo che don Lorenzo aveva semplificato frasi lunghe, collegato diversi concetti, spiegato parole difficili con riferimenti all’etimologia e alla semantica, capivi esattamente ogni parola e il senso completo dell’articolo e riuscivi a condividere il pensiero di quel giornalista, oppure dopo aver prospettato le cose in un altra ottica ti accorgevi che la questione poteva essere vista diversamente.
Il suo intento era di aprire la mente, di formare e sviluppare un modo di pensare non legato a schemi o prendere per vero il sentito dire senza verificarlo. 
Non era un peso ascoltarlo, anzi era uno spasso stare a scuola.
Verso la fine di settembre il libro cominciava a prendere forma. Smanioso di vedere  come  si sviluppava e capita la  differenza tra la scuola tradizionale e quella di don Lorenzo, chiesi di poter rimanere. Se i miei genitori fossero stati d’accordo sarei potuto stare a Barbiana. Un po’ di insistenza con i miei e rimasi. Mi appiopparono il nome  di  “Tranquillo” per distinguermi da  Giancarlo Carotti.
Durante le ultime settimane di vita di don Lorenzo, contribuii a turno con gli altri ragazzi ad assisterlo a casa di sua mamma a Firenze. Mi disse che stavo dando più io a lui che non lui, con la scuola, a me. Non era vero. Era solo una forma di ringraziamento perché gli prestavo qualche cura e dedizione. Lui aveva messo a completa disposizione la sua mente, il suo cuore e il suo sapere per me. Quello che mi dava era per sempre se l’avessi usato bene mentre io in cambio davo solo un po’ di assistenza per quel momento.
Per una strana coincidenza morì il giorno del mio compleanno, il 26 giugno, cristallizzando inevitabilmente in me il suo ricordo e il legame che si era stabilito.
Io non sono sicuramente un esempio di ragazzo di don Milani. Avrebbe mille critiche da farmi, però il suo insegnamento e la sua ricca eredità hanno dato alla mia vita un deciso e preciso indirizzo nella formazione di una coscienza religiosa non abitudinaria, nell’acquisizione di un forte senso civico, nel rispettare le persone con un’attenzione particolare ai più deboli, nella non accettazione degli abusi e nell’impegnarsi a far valere i propri e altrui diritti, nell’avere un’autonomia di pensiero non schierato, nell’importanza di apprendere le lingue straniere per capire e farsi capire da più persone possibili, nell’ampliare il più possibile i miei orizzonti.

A distanza di oltre quarant’anni posso dire ancora adesso grazie don Lorenzo

Un abbraccio Giancarlo