La metafora e la parabola erano strumenti per la comunicazione e l'insegnamento. Un modo per consentire, a chi non aveva studiato, di apprendere. L'interlocutore del cappellano di San Donato, e poi Priore a Sant'Andrea a Barbiana, non è più il farmacista o il dottore di paese. Il prete scende dal pulpito e si mescola tra la gente. Anche il linguaggio si avvicina al popolo senza però impoverirsi o svilirsi.


I SIGNORI
di Gina Carotti



Una volta, eravamo nel '58, quando il libro Esperienze Pastorali fu ritirato. Quel lunedì di Natale disse che lui aveva detto queste cose prima del tempo. E questo fu il motivo per cui dette un pò noia e le sue idee non erano state capite. Lui, venendo da una famiglia ricca, diceva che senza rendersene conto chi stava bene poteva fare del male a chi era più debole. Quel giorno portò anche questo esempio: “ Un elefante gira in una foresta e tranquillo, mangia e va a cercar l'acqua. Essendo un animale mastodontico, pesante, mette il piede su un nido di formiche. Il nido viene spappolato da questo peso e senza rendersene conto fa una strage e demolisce tutto quello che questo gruppo di formiche avevano costruito nella loro vita. Non se ne accorge nemmeno.
Così, il ricco che è abituato a vivere una certa vita, fa danno alla povera gente. Senza rendersene conto. Io che ero un signorino, figlio dei Milani, quando avevo i muratori in casa mi divertivo a pigliare il martello o un attrezzo e loro, a cui l'attrezzo serviva, per riguardo a me non mi dicevan nulla. Ecco io gli facevo del male non sapendolo. Per me era un gioco e a loro facevo un danno. Stando però loro vicino, s'impara com'è dura la vita e come viene guadagnato il pane. Tanti non se né rendono conto”.
Come la gioventù di oggi che troviamo tanto diversa da noi. Trovano tutto in casa e non è colpa loro. Queste cose erano attuali ieri, ma anche oggi, secondo me.

Questo diceva quel lunedì nella scuola. C'erano i ragazzi di Calenzano. C'era tanta gente. Era il giorno dopo S. Stefano e ricordo Ferrero e l'Ammannati.