Cambiare la scuola si può

Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara

Gianfranco Zavalloni Saluta così!

 

CONTRIBUTO DI FILIPPO TRIPPANERA DOPO I L CONVEGNO DEL 29 MAGGIO 2010

ATTUALITA' DI DON MILANI

Riflettendo sul tema dell’attualità di don Milani, la prima cosa che mi viene in mente è che don Milani non è più attuale; è superato da secoli e secoli. Roba antidiluviana.
Pensate un poco se oggi esiste qualche prete rosso (così veniva definito il priore di Barbiana) che possa dire: “sono stato superato a sinistra da un Papa ! “. Don Lorenzo lo diceva commentando la Pacem in terris.
Ma vorrei dire di più: qualche prete rosso ? Limitiamoci ai preti moderati o – come si dice – di centro ! Chi oggi potrebbe dire di essere stato superato a sinistra da un Papa ?
Immaginate uno Zanotelli, un Ciotti, un Farinella, un Gallo, un don Giorgio De Capitani o un don Alessandro Santoro. Oggi questi preti non sono superati a sinistra neppure da D’Alema o da Bersani; figuriamoci da un Papa !

Quindi, certe testimonianze sono ancora attuali ? Possono essere ancora proposte o vissute ?

Al di là della battuta, io credo proprio di si.

Don Milani oggi è più vivo che mai; più attuale di sempre, perché si è delineata, a 43 anni dalla sua morte, la sua struttura profonda e completa di profeta e di uomo di Dio. E Dio è l’eterno presente della verità, della bellezza, della giustizia, della libertà, dell’amore.
D’altronde di don Lorenzo si dice che era più avanti rispetto al suo tempo. Mons. Betori, commemorando a Barbiana il XLII° anniversario della morte (il 27/06/2009), ha esplicitamente detto che il limite di don Milani era quello di essere troppo avanti rispetto ai suoi tempi. Io rifletto e dico: “ LIMITE ? ”.
Nella Lettera ai Giudici, don Lorenzo dice che il maestro deve indovinare, guardando negli occhi del discepolo, le cose belle, che egli non vedrà e che, invece, il ragazzo vedrà quando sarà adulto o vecchio. Don Lorenzo questa introspezione nei suoi ragazzi e in se stesso l’ha fatta e ne ha sostanziato la propria vita, non per virtù divinatorie, ma perché queste sono le profondità dell’essere e dell’esistenza; della verità e della salvezza: scrutare i segni di Dio, i segni dei tempi, della Presenza viva e salvifica.
E di questa disposizione interiore c’è un aneddoto, che risale a oltre 60 anni fa.
Dopo la guerra, con la rinascita degasperiana del nostro Paese, i ragazzi di San Donato si lamentavano perché l’austerità e la sobrietà del loro Cappellano li teneva lontani dai segni della ripresa: modi di vestire, di giocare e di divertirsi, di leggere e di passare il tempo, di studiare e di vivere la quotidianità. Il Cappellano di San Donato, con bonaria autorità, rispose a queste lamentele: “ Coglioni ! Non vi accorgete che vi hanno calzato e vestito per i prossimi 50 anni ? “.
Don Lorenzo già allora aveva capito quello che ora è sotto gli occhi di tutti noi, oppressi dalla globalizzazione dell’economia, della finanza e di uno sviluppo terrificante, che uccide, con l’umanità, la dignità stessa della persona. E tutte le teorie e pratiche di “sviluppo sostenibile”, di “sobrietà felice”, di “equità e solidarietà”; tutte le riflessioni sugli “stili di vita”, oggi così vive e diffuse, non hanno forse nella lezione di San Donato e di Barbiana una radice salda e feconda ? Basti pensare che è proprio un ragazzo di Barbiana, Francuccio, il grande animatore di queste tematiche, di questi programmi e di queste pratiche.

La visione laica e sociale della fede è un’altra bruciante attualità di don Lorenzo.
Sessanta anni fa a San Donato, durante la processione del Corpus Domini, la folla era ai lati della processione, come se assistesse al passaggio del giro d’Italia, il Cappellano seguiva il Proposto portando il Santissimo. Vedendo quei curiosi, i due sacerdoti formulavano due preghiere: il Proposto: “Signore, perdonali perché non sono con noi”: il Cappellano: “Signore, perdonaci, perché non siamo con loro”.
Credo che non ci sia bisogno di commenti, soprattutto in relazione alla situazione di oggi, della società e della Chiesa.
Ed ancora: “ Quale disgrazia maggiore di avere pulpiti, campanili, parlamento, governo, cultura, economia, banche, scuola, giornali e mezzi di comunicazione in mano ed essere odiata dai poveri ! “. La riflessione, in Esperienze Pastorali, era rivolta alla Chiesa degli anni cinquanta, e ribadisce la visione laica, sociale e politica della fede, e, in rapporto alla situazione di crisi profonda della Chiesa di oggi, soffocata anche dal fenomeno pedofilia, è di una attualità penetrante e spietata.

Di fronte al dilagante fenomeno della pedofilia, che oscura il messaggio della Chiesa, come non riproporre il rapporto di don Lorenzo con i suoi ragazzi: di padre autorevole e severo, credibile ed amato, ed anche ringraziato. Gli autori di Lettera a una Professoressa “ringraziano “ il Priore perché ha loro “ imposto “ il fine grande, nobile, alto della scuola e della vita, che è quello di “ amare il prossimo “; don Lorenzo, che nell’estremo atto della sua vita dice ai suoi ragazzi “ HO AMATO PIU’ VOI CHE DIO  “; don Lorenzo, che, poco prima di morire, si rivolge a Michele e ad Edoardo, che gli erano accanto, insegnando loro cosa avrebbero dovuto fare non appena egli fosse spirato; don Lorenzo, che ai suoi ragazzi aveva sempre insegnato che “ il babbo ha sempre ragione, anche quando bestemmia “.

Si potrebbe continuare all’infinito a dire come don Lorenzo è oggi vivo e presente nella Chiesa, meno nei Sacri Palazzi, e più nelle favelas, nel rione Sanità a Napoli, nelle strade del Gruppo Abele, tra i pescatori di Lampedusa e di Mazara del Vallo, nelle strade di Brancaccio e di Ballarò, nelle terre oppresse dalla “monnezza” dei casalesi, nella locride e nel Progetto Policoro, nel cimitero di Alessano ed in quello di Casal di Principe.
Don Milani è presente come padre ed ispiratore in tutti coloro che difendono la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, ad iniziare dalla maestà nuda della tomba di Dossetti nel Cimitero di Monte Sole a Marzabotto.
Don Milani è presente e vivo dove “ la scuola è sempre meglio della merda “ e dovunque un operaio oppresso e sfruttato, precario o licenziato; ovunque un clandestino emarginato; ovunque una persona alienata e distrutta dalla virtualità mediatica e dalla globalizzazione brutale, ha un barlume di sovranità costituzionale, perché costruire persone sovrane, nello spirito dell’articolo 1 della Costituzione, era il suo programma ed il suo impegno pastorale.

Se, poi, poniamo mente alla “Lettera ai Cappellani militari”, troviamo uno spunto formidabile. Don Lorenzo ed i ragazzi si domandano: “Cesare Battisti era un patriota o un disertore ?” . Al fondo di questa domanda c’é un problema fondamentale dei nostri giorni: e, cioè, sono terroristi solo quelli di Al Quaeda, o anche quelli di Wall Street ?

Ma il titolo di questo incontro: “ Don Milani e il Sud ”, mi suggerisce un’altra sconvolgente attualità di don Lorenzo. La possiamo leggere nella Lettera ai Giudici, dove è scritto che, se c’è chi impone patrie, confini, diversità etniche e di razza, don Lorenzo non accetta queste diversità e, di fronte a quella imposizione, si avvale della facoltà di dividere gli uomini in poveri e oppressi da un lato, e ricchi ed oppressori dall’altro. I primi sono la sua patria; i secondi quelli contro cui combattere.
Ebbene, io credo che don Lorenzo non si ponesse il problema del sud. Per lui il sud era a Barbiana e a San Donato, nel bel mezzo del Nord progredito.
Don Pino Puglisi, don Peppe Diana, Mons. Bregantini a Locri, Mons. Mogavero a Mazara del Vallo, come già fece don Tonino Bello a Molfetta, Mons. Raffaele Nogaro a Caserta, Oscar Arbulfo Romero a San Salvador, ed anche Danilo Dolci, hanno posto il problema del sud, in Italia e nel mondo, come fece don Milani, nel cuore di ogni uomo bisognoso della “Parola”, che lo fa crescere e diventare sovrano, che lo porta con delicatezza ad amare il prossimo ed a contribuire, insieme agli altri, a risolvere i problemi, che sono di tutti.


“IL PROBLEMA DEGLI ALTRI E’ UGUALE AL MIO
SORTIRNE INSIEME E’ LA POLITICA, SORTIRNE DA SOLI E’ L’AVARIZIA“

Filippo Trippanera

 

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