Cambiare la scuola si può
“Chi ascolta dimentica, chi vede ricorda, chi fa impara”
CONTRIBUTO PER IL CONVEGNO DEL 29 MAGGIO 2010
I DIVERSI MODI DI VEDERE LA SCUOLA
di Stella Ugazzi
Mi chiamo Stella Ugazzi e fino al settembre scorso vivevo in Sardegna dove ho vissuto la scuola prima come alunna poi come genitore e in ultimo come insegnante, quella di diventare insegnante è stata una scelta fatta in età matura, quando potevo fare altro. Nei diversi modi con i quali l’ho vissuta, la scuola è stata un’esperienza estremamente coinvolgente; ma, se sono entrata nella scuola con delle illusioni, ne sono uscita con dei sogni o meglio con un sogno: quello che la scuola divenga per tutti il luogo non solo dell’apprendere ma soprattutto il luogo privilegiato delle relazioni. Il sogno di una scuola senza voti, senza primo e ultimo, con orario lungo, senza aule
sovraffollate, dove la cultura diviene fatto vivo, una scuola dai mille colori, dove si vive la gioia e il dolore della vita e dove si impara a vivere.
I bambini, i ragazzi, i giovani, ma forse tutti noi, abbiamo bisogno di spazi dove incontrarci, dove poterci soprattutto confrontare, capire le diversità, accettarle . Abbiamo bisogno di luoghi dove vivere senza paure, senza minacce più o meno palesi, ma anche luoghi dove la difficoltà dell’andare avanti nella crescita individuale e collettiva venga vissuta in maniera positiva: troppo spesso come genitori, come educatori siamo portati a spianare le strade e(, no) sbagliamo, perché la vita non è una strada né in pianura né tantomeno in discesa: è in genere in salita, con difficoltà da superare. Ecco io sogno una scuola che insegni a vivere, per questo deve essere una scuola aderente alla realtà, poi si possono affrontare mille cose, ma la prima è guardarsi intorno, offrire ai ragazzi gli strumenti per decodificare ciò che si vive: perché quello che si vive può cambiare, ma gli strumenti che abbiamo dato no, restano sempre validi. Il saper lavorare insieme, il saper ricercare, fare ipotesi, verificarle, risolvere problemi; a questi strumenti poi ogni epoca ha dato nomi diversi, oggi si chiamano cooperative-learning, problem-solving…..ma i nomi hanno poca importanza, cambiano, deve rimanere la sostanza e il nucleo fondante di tutto deve essere la relazione, le relazioni, abbiamo bisogno di riumanizzarci, di rientrare in contatto con noi stessi, con gli altri, con l’ambiente che ci circonda , dando spazio alle emozioni, all’affettività.
Forse riuscirò a esprimere meglio questo concetto leggendovi una filastrocca
Personalmente le filastrocche mi piacciono, perché seguendo il ritmo del battito cardiaco sanno parlare sia ai piccoli sia ai grandi
FILASTROCCA DELLE MAESTRE
Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
- Col tempo, ti insegnerò tutto
Insegnami fino al profondo dei mari
- Ti insegno fin dove tu impari
Insegnami il cielo, più su che si può
- Ti insegno fin dove io so
E dove non sai?
- Da lì andiamo insieme
Maestra e scolaro, un albero e un seme
Insegno ed imparo, insieme perché
Io insegno se imparo con te
Bruno Tognolini