LA PAROLA “BORGHESE”
Scrittura Collettiva alla Scuola di Barbiana.

Gli allievi di Mario Lodi rispondono alla lettera dei ragazzi della Scuola di Barbiana e chiedono spiegazioni sul significato della parola “borghese”. Il soggetto è il popolo. Il tema è l'esodo e l'estinzione di una cultura. L'arricchimento lessicale si sviluppa attraverso il lavoro di gruppo. E’ il marzo del 1964:

Cari ragazzi, noi usiamo spesso la parola “borghese” e ci pareva di conoscerla a fondo. Però nel preparare questo lavoro ci siamo accorti che non le diamo sempre lo stesso valore e quindi una definizione semplice è impossibile.

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I nobili e i contadini
Rifacciamoci alla sua nascita: ai tempi delle invasioni barbariche tutti pensarono a salvarsi. Per i patrizi fu facile perché avevano delle ville in montagna acquistate chissà con quali prepotenze. Ci si rifugiarono e se le fecero fortificare dai loro schiavi. I poveri, invece, non ebbero altra scelta che di rifugiarsi presso di loro. In cambio di questa “protezione“ dovettero lavorare la terra e perdere ogni libertà. Le città rimasero deserte. Carlo Magno ed altri imperatori diedero ai patrizi dei titoli ereditari (conte, marchese ecc.). Si permettevano di regalare le terre e i poveri che le abitavano come se le une e gli altri fossero roba loro! Questo sistema si chiamava feudalesimo. Per secoli i discendenti di quegli ignobili hanno seguitato a farsi chiamare “nobili”. E ancora oggi c'è qualcuno che non si vergogna di discendere da loro e c'è persino chi se ne vanta.

I borghesi antichi
Alcuni contadini s'erano fatti conoscere per qualche attività particolare (p.es. costruire carri ecc.). Quando si accorsero che con questi mestieri potevano guadagnare da vivere anche senza zappare, lasciarono la terra. Si stabilirono in posti un po' migliori. Il gruppo delle loro case si chiamò il “borgo“ e loro i borghesi. Quindi nel medioevo si chiamava borghese chi non era né nobile né contadino. Certo erano partiti dalla terra quelli che erano più ingegnosi e intraprendenti. Forse erano anche i più individualisti e più attaccati all'interesse cioè i meno generosi. Lo pensiamo perché abbiamo assistito coi nostri occhi a partenze del genere.
Abbiamo conosciuto decine di contadini che lasciavano la terra. La maggioranza sono diventati operai. Quei pochi che non hanno voluto tornare sottoposti e hanno tentato qualche impresa artigiana o commerciale avevano tutti un particolare attaccamento al denaro. Ne diamo due prove: l'ardimento nel rischio e il disprezzo delle ore libere.

1. I ricchi oggi usano dire che si sono meritati la loro posizione per i rischi cui si erano sottoposti. Come se il rischio fosse segno di generosità. Il fatto stesso che uno si esponga a rischiare dieci, dimostra quanto grande sia la sua smania di guadagnare cento. L'ardimento dell'imprenditore non è una qualità morale. Non stiamo a studiare qui se questi ardimenti hanno reso possibile il progresso tecnico, ma solo se quegli uomini che hanno dato origine alla classe borghese d'oggi erano piú o meno generosi degli altri.
2. Quei tali avevano scelto un lavoro che rendeva di piú con meno fatica. Dunque avrebbero potuto lavorare meno ore e così diventare migliori usando le ore libere in modo più umano. Invece, se sono arricchiti è segno che han preferito seguitare a lavorare come bestie.
Quelli che sono riusciti a arricchire così sono usciti da una classe e entrati in un'altra.
Se non loro, certo i loro figlioli. E questi verranno su ancora più avari se, come è probabile, i loro genitori tenteranno di educarli fin da piccini al risparmio.

Gli operai
Quando la bottega fu cresciuta ci volle un garzone. Chi accettava di fare il garzone era di quelli che avevano lasciato la terra per fame senza avere le qualità né i vizi dell'imprenditore.
Nacque così la classe operaia, cioè i poveri di città.

I borghesi d'oggi
Da allora in poi borghese non volle più dire cittadino, ma cittadino ricco. Ma intanto la classe borghese acquistava nuovi vizi. L'artigiano diventato “padrone d'uomini“ si sentì un uomo superiore, quasi un benefattore verso il quale l'operaio (uomo inferiore) era in debito perfino del lavoro che gli chiedeva. E invece se a fare lo stesso lavoro nella stessa bottega il “padrone“ arricchiva e l'operaio restava povero vuol dire che qualcosa era marcio. La cosa apparve ancor piú chiara quando il padrone poté addirittura smettere di lavorare. Allora tirò su dei figlioli che non sapevano cosa vuol dire essere poveri e cosa vuol dire lavorare. Poté mandarli a scuola e la scuola finì per rovinarli. Perché la scuola è una cosa meravigliosa quando eleva gli uomini tutti insieme, cioè quando l'hanno tutti. È una cosa orribile quando è privilegio di pochi, cioè aumenta il dislivello di classe. Allora succede che solo i privilegiati riescono a scrivere libri. Solo i privilegiati li leggono in una catena di allontanamento sempre più grande dai poveri e dalla realtà.

I borghesi al potere
Quando la ricchezza e l'istruzione dei borghesi superò quella dei nobili scoppiò la rivoluzione francese. I nobili volevano conservare gli antichi privilegi, p. es. quello di non pagare le tasse. I borghesi dicevano di voler levare questa ingiustizia e gridavano “libertà, fraternità, uguaglianza“. Qualcuno sarà stato anche sincero ma perse la testa sulla ghigliottina come i nobili.
Evidentemente lo scopo della maggioranza dei borghesi non era di levare i privilegi ma di entrare a farvene parte.
Difatti dove i borghesi sono al potere le tasse, p.es., le pagano i poveri. In Italia 1'80% delle tasse sono di quelle indirette cioè che gravano tutte sui poveri.
Le dirette, che dovrebbero essere le più giuste sono costituite principalmente dalla Ricchezza Mobile. Ma questa la paga anche chi guadagna 20.000 lire al mese, cioé tutti gli operai. Per ottenere privilegi di questo genere in Francia i borghesi dovettero tagliare molte teste di nobili. In Italia la rivoluzione è avvenuta senza spargimento di sangue blu. Si chiamò risorgimento. Il sangue lo sparsero i contadini sui campi di battaglia contro altri contadini ingannati come loro. Perché la borghesia aveva inventato la coscrizione obbligatoria e il patriottismo. Tutto a spese di poveri, naturalmente. Per esempio oggi in Italia quando un giovane è di leva se è ricco lo stato gli paga 90.000 lire al mese, se è povero 3.000.
Coi nobili, invece, la borghesia italiana si era alleata, tanto che oggi sono ormai mescolati in un'unica classe.
La distinzione tra nobili e borghesi non esiste piú. Esiste solo la distinzione tra poveri e borghesi. Tutto il potere è in mano ai borghesi. Sul principio lo tennero facendo votare solo i ricchi: dal 1861 al 1880 poté votare solo il 2% della popolazione. Dal 1880 al 1909 solo il 7%. Un'altra prova di come i borghesi intendessero le parole “libertà e uguaglianza“ di cui parlavano tanto...
Dopo la prima guerra mondiale furono costretti a concedere il voto anche ai poveri. Non è che intendessero spartire il potere con loro, è che speravano di manovrarli.

Il fascismo
Quando videro che il popolo si organizzava in partiti e sindacati, ripresero il potere assoluto con la violenza (1922-1945). Ma il fascismo fu sconfitto militarmente sul piano internazionale. Il popolo ha riavuto così il diritto di voto (allargato anche alle donne), di sciopero, di organizzazione. A questo punto sembrerebbe che il potere fosse tutto passato in mano ai poveri perché sono tanto più numerosi dei ricchi.

Democrazia apparente
In pratica la borghesia non ha perso nessuno dei suoi privilegi. Lo riconosce anche la Costituzione.
L'articolo 3, dopo aver dichiarato l'uguaglianza di tutti i cittadini aggiunge onestamente: “E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto l'uguaglianza dei cittadini impediscono l'effettiva partecipazione di tutti all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Tentiamo ora di spiegare questo curioso fenomeno: vien la tentazione di dare tutta la colpa ai borghesi. Gandhi però diceva: “Non sono i cannoni degli Inglesi ma i difetti degli Indiani che tengono schiava l'India”.
Anche noi cercheremo le colpe da tutte e due le parti della barricata. Cominciamo da quella dei borghesi. Il loro potere è basato sulla eccessiva ricchezza e sul monopolio dell'istruzione. Oltre che avere queste due ricchezze le sanno anche spendere in modo da conservare il potere. Per prima cosa si sono organizzati. Molte industrie si sono riunite in monopoli e tutte insieme nel sindacato padronale (Confindustria). Queste organizzazioni sono così ricche che possono finanziare i partiti e trovano anche deputati, funzionari e sindacalisti che si lasciano corrompere. Ma sopratutto possono influire sull'educazione dei poveri perché non riescono a valersi delle loro conquiste: il voto e lo sciopero. Per fare questo hanno comprato la maggioranza dei giornali, producono quasi tutti i film e han trovato il modo di manovrare i programmi della Rai e della TV. Controllando i mezzi di informazione possono dare notizie tendenziose e sopratutto educare all'indifferenza sociale. Direttamente, dicendo male della politica e del sindacato col pretesto della religione, dell'anticomunismo e dell'interclassismo (obbligo di amare tutti, ricchi e poveri). Indirettamente portando l'interesse della gente su problemi artificiali che non hanno niente a che fare con la politica, come patria e frontiere. Per fortuna i lavoratori non sono molto sensibili a queste tragiche porcherie (il M.S.I. prende solo il 5,1% dei voti).
Sono però molti quelli che si lasciano addormentare dai divertimenti (cine, radio, televisione, giornalini, tifo, ballo, canzonette, sesso). Le donne oltre a questo sono state messe fuori combattimento anche con la moda.
Oggi poi siamo di fronte all'ultima invenzione degli industriali. Forse la piú pericolosa: avvelenare i poveri con la mania del benessere. (Notiamo tra parentesi che sia nel campo dei divertimenti che in quello del “benessere“ gli industriali ottengono principalmente e contemporaneamente un guadagno).
Può anche darsi che il benessere non sia un male in sé: ne abbiamo discusso a lungo e non siamo riusciti a deciderlo.
Comunque il problema non è attuale. Oggi è sicuramente un male almeno per tre motivi:
1. Perché se viene prima del potere distrae dal cercarlo (e resta il pericolo che sia tolto). È proprio con questo scopo che i borghesi lo offrono alla classe operaia. E riescono a non farglielo mai raggiungere creando bisogni all'infinito per mezzo della pubblicità commerciale.
2. Perché serve per dimenticare i popoli che hanno ancora da risolvere il problema della fame e dell'analfabetismo.
3. Quando richiede la rinuncia a cose superiori, per esempio il tempo libero. Operai che fanno gli straordinari e così perdono la possibilità di studiare, frequentare partiti e sindacati. Operai che non scioperano per riscuotere il premio fuoribusta, in altre parole operai egoisti, cioè imborghesiti...

Se qualche operaio riuscisse ancora a liberarsi da tutti questi pericoli possono ancora allontanarlo dalla politica e dal sindacato coi premi e le punizioni antisciopero e conservando un po' di disoccupazione per tenerlo sempre sotto la minaccia del licenziamento. Ma piú direttamente i borghesi hanno colpito i poveri colla politica scolastica.
Prima di tutto hanno conservato volutamente in Italia un enorme numero d'analfabeti. Ancora oggi sono 5.000.000. I governi borghesi hanno speso i soldi presi ai poveri con le tasse per costruire armi e mandare i poveri a fare la guerra ad altri poveri.
Alla fine della guerra, per fare i monumenti ai caduti invece che scuole ai loro figli. Di questi 5.000.000 di poveri si capisce bene che, anche se votano, non prenderanno mai le leve del potere. Poi c'è quelli che riescono a fare solo le elementari o un po' di medie. Sono quella massa numerosa di cui abbiamo già detto che non sa difendersi dalla propaganda commerciale.
Per conservare il maggior numero di poveri a questo livello i borghesi hanno mantenuto la disoccupazione e le paghe e gli assegni familiari bassi da limitare il numero di quelli che vanno a scuola. Quei pochi che riescono a andarci vengono falciati dal sistema della scuola selettiva.
La scuola selettiva, cioè la scuola come è oggi, somiglia più a un tribunale che a una scuola. I ragazzi ci vanno più per passare che per imparare. I professori ci vanno più per giudicare e bocciare che per istruire. Voti, pagelle, esami. Guardate questa tabella! In terza media la metà esatta di quelli che sono entrati in prima. C'era bisogno di impedire loro di istruirsi almeno quei miseri tre anni?

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